I Papi e Pompei

Sono dodici i Sommi Pontefici che hanno guidato la Chiesa da quando è iniziata l’Opera pompeiana. Una lunga storia che è possibile dividere in due periodi: il tempo delle origini e della fondazione e il periodo che va dalla morte del Beato Longo ai nostri giorni. Tempi molto diversi tra loro, per quanto in continuità, però sempre caratterizzati dai buoni rapporti con la Santa Sede e dalla paterna premura con cui i Papi hanno guardato alla giovane e singolare chiesa dal carisma mariano, protagonista di uno straordinario servizio di carità a favore dei minori poveri ed emarginati.
Pio IX guidava la Chiesa quando il giovane Avvocato di Latiano giunse a Valle di Pompei, ai primi di ottobre del 1872. Papa Mastai, sul soglio di Pietro dal 1846, fu il Pontefice del dogma dell’Immacolata (8 dicembre 1854), e sotto il suo governo, in particolare negli ultimi due anni, l’Opera di Pompei ebbe la sua primissima aurora.
Dopo trentadue anni di pontificato (1846-1878) gli successe Leone XIII (1878-1903). Tra Papa Pecci e Longo si creò subito un rapporto profondo fondato sulla condivisione nel reciproco impegno per la promozione e la diffusione del Rosario. Leone XIII, che fu definito “il Papa del Rosario” per i suoi numerosi interventi e documenti sulla popolare preghiera mariana, ebbe nell’Avvocato il suo più convinto sostenitore. Il Pontefice ricambiava, invitando tutti i cristiani a recarsi in pellegrinaggio al Santuario di Pompei, definito da lui stesso “parrocchia del mondo”. Leone XIII dichiarò, poi, Pontificio il Santuario, ponendolo sotto l’immediata giurisdizione della Santa Sede e assegnando ad esso un Cardinal Protettore.
Dal 1903 al 1914, toccò a Pio X reggere le sorti della Chiesa. Con Papa Sarto, Longo visse il periodo più difficile del suo rapporto con Roma. Aveva sottoscritto, nel 1906, l’atto di cessione di tutte le loro Opere a Pio X, perdendo di fatto il governo e la gestione diretta del Santuario e delle Opere sociali, ufficio questo demandato, per volontà del Sommo Pontefice, alla Delegazione Pontificia per Pompei e all’apposita Commissione Cardinalizia istituita a Roma per controllare le attività del Santuario mariano. Il nuovo assetto proprietario relegava Longo, che pur rimaneva nel Consiglio di Amministrazione, ad un ruolo più di rappresentanza che direttivo, anche se restava inalterato il suo carisma e la sua leadership. Fu, poi, la volta di Benedetto XV, eletto Papa poco prima del primo conflitto mondiale. Il suo Pontificato durerà otto anni, dal 1914 al 1922. Longo rivide in Lui lo stesso carisma e la stessa benevolenza di Leone XIII verso il Santuario e le Opere di Carità. Il suo giudizio su Pompei era molto positivo e non mancò di mostrare apprezzamento e dare sostegno alle Opere in continua realizzazione. Il Fondatore di Pompei si recò più volte in udienza dal Santo Padre, che fu il primo a recitare la “Supplica alla Madonna di Pompei” nella sua cappella privata in Vaticano. Era l’8 maggio 1915.
L’ultimo Pontefice conosciuto da Longo fu Pio XI (1922-1939). A legare l’Avvocato e il nuovo Papa era la comune vicinanza ai carcerati che il successore di Pietro aveva particolarmente a cuore in pieno spirito evangelico. Da arcivescovo di Milano aveva fatto sentire la sua concreta paternità a chi era caduto nell’errore ed era stato per questo privato della libertà. Qualche mese dopo la sua elezione, in risposta al testo augurale di Longo, il Papa gli inviò una lettera nella quale si compiaceva per il notevole progresso maturato dal Santuario e dalle Opere di Carità ed elogiava l’entusiasmo con cui s’era dedicato alla realizzazione di un’opera di profondo impatto sociale come quella a favore dei figli dei carcerati. Più tardi, Longo ricorderà come il legame con Pompei fosse di antica data. Molti anni prima della elezione a Papa, il 6 gennaio 1900, il sacerdote Achille Ratti aveva celebrato all’altare della Madonna. Alcuni anni dopo, Pio XI volle riconoscere solennemente la sua opera, conferendogli il titolo di “Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Santo Sepolcro”.
Con la morte di Longo, il 5 ottobre 1926, terminava anche la stagione legata alla sua straordinaria testimonianza di fede e di carità. Ne iniziava un’altra con i Delegati Pontifici inviati da Roma che nel tempo avrebbero rafforzato lo specialissimo rapporto che legava il Santuario e le Opere di carità ai Papi. Se non sono mancate occasioni in cui il legame tra Pompei e Roma sia stato visibile anche con Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo I, non c’è dubbio che durante i pontificati di Giovanni Paolo II (1978-2005) e Benedetto XVI (2005-2013) questo rapporto abbia toccato il suo apice.
Papa Wojtyla riconobbe il cammino di fede e la testimonianza di santità di Longo proclamandolo Beato il 26 ottobre 1980, dopo essere stato in pellegrinaggio già una prima volta al Santuario mariano nel 1979. Più volte, poi, durante il suo pontificato, Giovanni Paolo II rese omaggio a Longo, come quando indisse l’Anno del Rosario (2002-2003), con la pubblicazione della Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, dove per ben cinque volte – mai prima era avvenuto in un documento pontificio –, il Santo Padre citò il Fondatore di Pompei e la sua esperienza mariana. Una testimonianza rinnovata, in occasione del suo secondo pellegrinaggio nella cittadina mariana, il 7 ottobre 2003, quando sottolineò il grande merito di Longo per aver fatto di Pompei un centro internazionale del Rosario e un osservatorio permanente della Pace Universale.
Un giudizio positivo condiviso da Benedetto XVI, pellegrino a Pompei il 19 ottobre 2008: “Questa città rifondata da Bartolo Longo – disse in quell’occasione – è una dimostrazione storica di come Dio trasforma il mondo: ricolmando di carità il cuore di un uomo e facendone un “motore” di rinnovamento religioso e sociale. Pompei è un esempio di come la fede può operare nella città dell’uomo, suscitando apostoli di carità che si pongono al servizio dei piccoli e dei poveri, e agiscono perché anche gli ultimi siano rispettati nella loro dignità e trovino accoglienza e promozione».

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